Credo che uno dei più grandi libri di allenamento sportivo non sia stato scritto da un allenatore o da un ricercatore dello studio del movimento ma da un sociologo filosofo, forse il più grande oggi vivente: Edgar Morin, fautore del pensiero complesso.
Agli occhi di un esperto potrei sembrare un eretico e magari secondo lui dire una serie di sciocchezze, ma provate a leggere “la testa ben fatta, riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”, vi accorgerete voi stessi di quanto sia importante conoscere le pagine di questo libro per comprendere a fondo i principi dell’allenamento sportivo e della formazione giovanile.
Un libro rivolto a tutti gli insegnanti, non solo, direi anche agli allenatori, allenatori che conseguono uno scopo radicale:
Educare
Educare per una vera e propria missione, missione di passione, fede e amore.
Allenare non è una parola risposta ma una parola problema che la si percorre nel cammino dell’incertezza e non nell’illusione della periodizzazione dell’allenamento. L’allenamento è un fenomeno complesso che non può e non deve essere assoggettato a percorsi prestabiliti, per questo:
Strategie e non programmi
Direbbe Machado:
Caminante no hay camino
sino estelas en la mar…
Viandante non c’è una via
ma scia sul mare …
La via si fa col cammino, non possiamo prestabilire, non possiamo programmare, non possiamo pianificare tutto, la strada dell’allenatore con il suo atleta non è mai uguale a se stessa, vi sono sempre continui cambiamenti, cambiamenti ai cambiamenti.
Senza mai dimenticare i principi naturali alla base dell’allenamento sportivo, allo scopo di conseguire l’obiettivo, allenare vuol dire: creare, ricreare, adattare e adattarsi alle circostanze in continuo mutamento.
Per questo ci viene in aiuto la teoria dei sistemi complessi con il concetto di “Orlo del Caos” descritta nel bellissimo libro “Prede o Ragni” di Comello de De Toni:
L’orlo del caos è una zona in delicato equilibrio, sempre in bilico tra i due estremi dell’ordine e del disordine. Come canta Vasco Rossi in Sally: «La vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia».
L’orlo del caos, lontano dall’equilibrio, è un luogo di creazione, ma può essere anche un luogo di distruzione. Rischia di precipitare da due lati. Da una parte si ritrova un ordine troppo statico per tenere il passo della vita e dell’evoluzione. Dall’altra parte si ritrova un disordine frenetico e incontrollabile, potenzialmente distruttivo, un’instabilità di fondo che non si sa dove porta.
L’orlo del caos è là dove la vita ha abbastanza stabilità da sostenersi e creatività sufficiente da meritare il nome di vita. Solo mantenendo il passo dell’evoluzione, solo cambiando, i sistemi complessi possono rimanere se stessi. L’orlo del caos è pertanto il luogo del cambiamento, dell’innovazione, della discontinuità.
Credo che il ruolo dell’allenatore debba essere quello di cercare sempre di gestire l’equilibrio all’orlo del Caos.
Nella “testa ben fatta” che potremmo simpaticamente ribattezzare “L’allenamento ben fatto”, Edgar Morin
Recita un passo fondamentale, secondo me, uno dei principi del modus operandi dell’allenamento sportivo:
La Strategia
“La strategia si oppone al programma, sebbene possa riportare elementi programmati. Il programma è la determinazione a priori di una sequenza di azioni in vista di un obiettivo. Il programma è efficace in condizioni esterne stabili che possiamo determinare con certezza. Ma minime perturbazioni in queste condizioni sregolano l’esecuzione del programma e lo condannano ad arrestarsi. La strategia si stabilisce in vista di un obiettivo, come il programma: essa prefigura scenari d’azione e ne sceglie uno, in funzione di ciò che essa conosce di un ambiente incerto. La strategia cerca senza sosta di riunire le informazioni, di verificarle, e modifica la sua azione in funzione delle informazioni raccolte e dei casi incontrati strada facendo.
Tutto il nostro insegnamento tende al programma, mentre la vita ci chiede strategia e, se possibile anche serendipità e arte. E’ proprio un ribaltamento di concezione che si dovrà attuare per prepararci ai tempi dell’incertezza.”
Al prossimo articolo sui principi descritti nella “testa ben fatta”
Giulio Rattazzi